martedì 17 dicembre 2019

AVVENTURE NELLA SANITA'; DEL MATERNALISMO

"L'Educazione Terapeutica del Paziente è qualcosa di più profondo e impegnativo sia per il curante sia per chi viene curato. Essa è una vera e propria azione pedagogica che va collocata dentro un processo e una relazione, potremmo dire, clinico-educativa, di fiducia, accoglienza, accettazione, accompagnamento, sostegno, promozione, emancipazione, riprogettazione, ecc". 

Micaela Castiglioni, La formazione dei professionisti medico-sanitari e il confronto tra educazione degli adulti e medicina: una sfida possibile, in Elena Marescotti (a cura di), Ai confini dell'educazione degli adulti. I limiti, le possibilità, le sfide, Milano, Mimesis, 2015, pp. 101-102.


Una paziente di poco sotto i cinquanta anni, affetta da quaranta da una patologia cronica, si reca a una visita specialistica. Progettando di andare al lavoro dopo la visita, e volendosi presentare dalla nuova dottoressa in modo decente, indossa, del tutto eccezionalmente, tacchi alti, che le causano un passo incerto. Incuriosita dal nuovo custode, che osserva a sua volta, con grande curiosità, le persone che entrano nella struttura, non si avvede della sbarra chiusa.
- Signora, guardi anche avanti! - esclama il custode puntando gli occhi sulle calzature.
La donna ride, saluta, aggira la sbarra e si dirige verso il Centro. Due ottime infermiere misurano la pressione, che va bene, il peso, che è stabile.
- Che alta che è - dice un'infermiera.
- Sono i tacchi - risponde ridendo la paziente.
Intanto si accomoda.
- Come sta, signora?
- Un po' stressata, tra lavoro e figlio in prima media...
- Si consoli, il mio è in seconda e diventa sempre peggio!
Il medico che ha seguito la paziente per undici anni, un uomo profondamente rispettoso dei suoi pazienti, fiducioso e distratto...al limite, ma mai oltre il limite, della negligenza, è andato in pensione.
La paziente viene chiamata dalla nuova dottoressa, una donna apparentemente vicina ai sessanta anni, con un taglio di capelli moderno e unghie smaltate di rosso, ma non eccessiva.
- Ha portato gli esami, signora?
- Si ecco.
- La glicata non è male (una delle migliori in quarant'anni, riflette la paziente), ma il colesterolo è alto (3 punti sopra il massimo, riflette la paziente)! Sta prendendo la medicina?
- No, l'ho presa per un po', poi mi sono dimenticata.
- Che cosa? Ma lei deve assolutamente prenderla!
- Va bene, certo.
- Ma perché aveva smesso???
- Non so...mi è passato di mente...
- No, ma lei deve prenderla, la medicina!
- Certamente.
- Mi faccia vedere i controlli...no, ma io non posso scaricarli con questa macchinetta; no! Le glicemie sono troppo instabili, passa dall'ipoglicemia all'iper, ma perché? (la dottoressa non conosce le funzioni della macchinetta, non sa leggere le curve e l'andamento giornaliero, solo il diario, riflette la paziente). Ma lei cosa fa quando è in ipo? Come si sente?
La paziente non sa cosa rispondere...sono trent'anni che glielo chiedono, sono sensazioni stratificate nel tempo, troppo personali, opta per la risposta più scontata: - Mi sento debole.
- Ecco, ma cosa fa?
- Mangio un frutto.
- Non va bene! Deve mangiare zucchero e poi aspettare 15 minuti, adesso le dò il foglio.
(Che palle!!! pensa la paziente, me l'hanno dato anche trent'anni fa).
- Dottoressa, ultimamente sono un po' disordinata, il mio problema è la dieta. Io non peso gli alimenti
- Ma lei deve pesarli! Adesso chiamo la dietista, così farà un colloquio alimentare (No, allontana da me questo calice, pensa la paziente).
Arriva una fata, anzi - non esageriamo - una maga, l'altra dietista. Mette una mano sulla spalla della paziente: - Signora, noi ci conosciamo, ma lei è con la mia collega.
Arriva la dietista giusta e la dottoressa la istruisce: - La signora è in un periodo di stress, si è lasciata andare.
- Ciao, ma noi ci conosciamo, tu vieni e vai...la signora è da un bel po' che si è lasciata andare.
Dopo aver preso appuntamento con la paziente, la dietista esce, con sorriso smagliante, facendo grandi auguri di buon Natale.
La dottoressa torna seria, adesso passa al setaccio le prescrizioni.
- Ha ritirato i sensori di dicembre?
- No, aspettavo la visita,  non sapevo se lei mi avrebbe rinnovato la prescrizione.
- Ma lei li doveva ritirare, altrimenti li perde!!!
- Va bene li ritiro subito...
- Vada subito!
- Esco e vado.
La dottoressa fa le ultime prescrizioni e alla paziente, a cui è passata la voglia di dire che da tempo si è autodimezzata la dose di insulina lenta, viene in mente di chiedere una cosa apparentemente innocente.
- Continuo a usare il lettore o la app. del cellulare?
La dottoressa, svogliata e spazientita, risponde: - Scelga lei il modo, purché sia uno solo!!!
L'ameno colloquio è finito e la paziente si avvia alla porta.
- Vada subito a prendere i sensori! raccomanda ancora la dottoressa.
Uscendo dalla struttura la paziente incontra ancora il custode che, ridacchiando, le ricorda: - I tacchi non vanno bene in questa strada!


La paziente, seppur controvoglia, si reca al presidio farmaceutico, ma lo trova "chiuso per inventario", allora ci torna qualche giorno dopo. Il cortile dell'ospedale è pieno di macchine e, per trovare parcheggio, molti si sono impantanati su per la collina. La stanza è piena zeppa di persone con la prenotazione e persone che si fanno registrare appena entrano. La paziente fa parte di questa seconda categoria, quando tocca a lei si avvicina alla dottoressa bruna, ma deve attendere che essa istruisca con filiale sollecitudine un signore anziano. Quando sta per farsi registrare una ragazza si fa avanti, segnalando che c'era prima lei.
- Sì, per carità, c'è prima la ragazza, dice la paziente.
- Mettetevi d'accordo fra di voi, dice la dottoressa bruna, sperando, chissà, di avviare un conflitto per divertirsi e distrarsi dalla noia.
Un operatore si avvia a prendere i presidi, esclamando: - ......a o ......o? 
- ......a, conferma la paziente, dubitando che gli estrogeni stiano continuando a fare il loro lavoro.
Finalmente arriva il suo turno, ma lei se ne accorge appena perché la dottoressa bionda sibila il suo cognome.
- Sta parlando con me?
- Certo, sto parlando con lei, dice la dottoressa bionda con sguardo di ghiaccio, disgustata. - Due sensori.
- Ma guardi, me ne spettano quattro.
- No, gliene spettano due, ribatte la dottoressa.
- Le strisce e i pungidito non mi servono, li devo prendere per forza?
- No, li può lasciare (vittoria, pensa la paziente).
Finalmente lascia anche questo presidio e, conducendo la macchina fuori dal parcheggio batte col fondo su un tronco di traverso al sentiero. A ben vedere, un danno decisamente minore.

P. S. La paziente, tornata al centro dopo un mese, viene trattata con gentilezza e riguardo. Era stata un po' una giornata no.

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