venerdì 10 agosto 2018

LA PRIMA VOLTA AL SANT'ELIA




Era uno strano periodo, se dovessi definire la solitudine ne descriverei le trame ed immagini. Avevo 12 anni e vivevo a Oristano. Avevo concluso la seconda media, iniziata a metà anno. Passavo molto tempo a seguire il Cagliari, che era retrocesso in Serie B l'anno precedente. In poco meno di un'ora di telefonata con mio padre abbiamo ripercorso alcuni miti familiari, aneddoti sempre arricchiti da particolari, che suscitano sempre ilarità e nostalgia, che si riaccendono prontamente senza timore di diventare logori. Ci sono delle cose che ricordo perfettamente della mia prima volta allo stadio. Credo che papà fosse arrivato da Zurigo, dove lavorava, appena il giorno prima. Tuttavia io scalpitavo perché volevo essere presente alla finale di campionato. Perché sì, era un'ultima giornata. Non so perché ne sono così sicura, ma di certo non è un ricordo diretto, è una consapevolezza che si è stratificata nel tempo, come se quella memoria non potesse esistere senza i ferrei dettagli che la costituiscono. E l'altra squadra era l'Arezzo, l'Arezzo e nessun'altra, e il risultato fu di 2-1.
Oltre a quest'ultima certezza c'è sempre stata quella che Gigi Piras avesse segnato uno dei due goal. Elementi, invece, del tutto condivisi con mio padre sono quelli riguardanti la compagnia. Oltre a lui, una mia zia, che purtroppo di lì a poco avrebbe per sempre tolto il suo sorriso allegro dal mondo, un'altra zia e mia cugina. Avevo colorato con la cera un telo di rosso e di blu. Quando arrivammo allo stadio, la partita non iniziò subito: operai, metalmeccanici, sfilavano nella pista di atletica, in un'aria solenne e celebrativa. Il paradosso stava nel fatto che la loro presenza mi sorprendeva e allo stesso tempo mi appariva scontata e familiare. Un giovane operaio, col volto scuro, mi rivolse uno sguardo affettuoso; lo riincontrai a Oristano sotto casa, in una manifestazione alla Provincia, e gi dissi che io ero al Sant'Elia quel giorno. - Tu sei quella con la scritta "Forza Cagliari"?, mi chiese. Risposi di sì, non dubitando minimamente che si riferisse proprio a me. Mi chiese se ero stata solidale con loro. Risposi, senza la minima esitazione, di sì. Poiché internet possiede molti dei nostri ricordi, in forma di date, riferimenti, immagini, che noi riempiamo, nel tempo, dei colori e dei materiali della nostra storia, non ci ho messo molto a confermare tutti i dettagli del mio ricordo: ultima giornata di campionato, squadra avversaria, risultato e marcatori. L'unica cosa che non ricordavo, è la data precisa. Conoscendola mi ha avvolto una certa tristezza e un certo stupore. In quei giorni stava succedendo qualcosa, che proprio l'indomani avrebbe avuto una conclusione e di lì a poco una celebrazione.

Ci ho pensato tante volte e ho ripercorso quei giorni nella mente, ma avevo del tutto tenuto separati i due ricordi, quello sportivo gioioso e quello storico e solenne, che infine - stranamente - influenzò i miei giorni giovanili e adulti assai più dell'altro. Come se non si conciliassero del tutto e non potessero stare bene insieme. Era il 10 giugno del 1984; ecco perché gli operai, i metalmeccanici e i lavoratori erano tutti al Sant'Elia.


Un filmato "d'epoca"

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