mercoledì 28 agosto 2019

MORO E BERLINGUER




Io ho amiche che leggono tantissimo e famiglie che leggono tantissimo. Colpa loro se questi giorni penso spesso a quei personaggi ritratti nell'immmagine, ripercorro le loro azioni e vicende. Ciò per cui si sono battuti: la possibilità di una vera democrazia, che preveda l'alternanza, la possibilità della mediazione del conflitto, sono idee terribilmente attuali e terribilmente inattuali. Inattuali, perché ormai una sinistra che governi l'Italia è qualcosa che abbiamo sperimentato. Attuali, perché il significato vero della mediazione oggi è più lontano che mai, perché la mediazione non è l'accordicchio al ribasso, ma la profonda ricomposizione dei conflitti.

Oggi tutti sono pronti a onorare la memoria di Moro e Berlinguer, ma dove sono le persone che veramente hanno riproposto qualcosa della loro politica ai giorni d'oggi? Emarginate e dimenticate. 

Io ho delle speranze rispetto al nuovo governo che nasce. Ma loro si ricorderanno di qualcosa dei valori di cui sopra? Lo spero. Non si possono non avere preoccupazioni. Abbiamo temuto il nuovo dittatore, l'abbiamo detestato, combattuto (a modo nostro). Quello che non sapevamo è che, oltre a essere incredibilmente popolare, era mal visto da tutti in parlamento. Ne avevano tutti le scatole piene. Troppo ignorante anche dell'ABC parlamentare. Persino a livello internazionale era inviso. Moro si poneva il problema di non lasciare quel popolo, che nel 1976 aveva conquistato più di un terzo del consenso elettorale, del tutto fuori dalle politiche e dall'orientamento del paese. Oggi noi dobbiamo porci seriamente il problema di cosa sentono realmente e cosa vivono le persone in questo paese, non solo governare, orientare, ma ascoltare realmente, formare, mandare un po' a farsi benedire i sondaggi e partecipare, collaborare di più.
Foto in bianco e nero: Enrico Berlinguer, sulla sinistra, stringe la mano ad Aldo Moro. Entrambi sorridono e sono circondati da giornalisti e fotografi
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